FIABA. [T.] S. f. Aff. a Favola (V.). Salvin. Annoi. dov entri del maravigiioso, ma 2. 12. (C) E iperboloni Oggidi non si dice tanto degli apologhi, quanto delle novelle da raccontare a fanciulli Fier. Buon. 389. (Gh.) — non del piu alto. [r.] Siccome nell aureo lat. Fabula, il Dramma, Fiabe, in Venezia, i Componimenti drammatici fondali nel maravigiioso de racconti popolari: onde quelle di Carlo Gozzi, che certi Tedeschi ammirano dispreizando fiabe, chiacchiere e menzogne. — E anche questo e conforme all elim. Papin. Burch. 88. [Gh.) Archelao che non voleva fiabe, al barbiere che lo interrogo come lo avesse a radere, gli rispose : Co l lacere. Segnatam. oltre o contr. al vero. Buon. Fier. 3. Cosi dicevano Fiavo per [t.] Prov. Tose. 319. Buon i. 5. 22. Oh che bravazzi Fanno il soldato, lanciator di fiabe ! Malm. 3. 62. Da vender l Eneide. 2. dande. Menzogna e piu di Fiaba; Chiacchiera meno, onde andava preposto o omesso. 3. t Nel senso noi. a Favola da For, Discorso in gen. Favo. e fiabe sbombardate. E vino, fiaba lunga o Favola lunga.