DIGAMMA. [T.] S. m. Segno d aspirazione, che nel dialetto eolico premettevasi a voci cominciatiti da vocale, o tra due vocali nel mezzo della parola, per evitare li jati. E in Quintil. Aveva forma della rappresenta la figura di due che lettera F, (/anima greci. La F manca alTarmeno e allo slavo, che pongono in vece laP o laV o laB: e cio comprova che le consonanti in orig. erano nostri del miglior secolo V e una specie di Gr. non e 15. (C) Par quasi che per lo digamma. / Ven. al contr. per Hostis in ant. dicevasi il segno della h da aspirazione delle voc, inf/rossata coli riconosciuto, [t.] dice Vesto che in costume degli antichi linguaggi, quasi Fostis. Servio chiama digamma il V di Servus. Claudio, imperatore zucca, voleva scrivessesi con digamma quel V. — Quel che i Lai. Vinum, Ovum, Salv. Avveri. 1. 3. 3. consoli. I Ven. dicono Vovo, i Tose. Uovo ; piu mod. di Jios fanno Gios, Fr. I Ted. pronunziano la V it. come F. —Nel tose. Continovo per Continuo la fosse ingrossare degli organi. ne vecchio digamma, come talvolta fu dicono Ose per proferita dolcemente, ma pure (Euf, co Voce. / Gr. dial. lomb. ingrossala dall aspirazione natia.